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MONDO

Mass Media nel mirino

Giornalisti di guerra: da testimoni a ostaggi. Quanti sono e dove

Reporter e operatori della comunicazione rapiti e usati come ricatto con l'Occidente. Quanti sono gli scomparsi e in quali paesi ci sono più vittime

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Dal 1992 più di 1070 giornalisti sono stati uccisi. Alcuni di loro sono vittime delle bombe e dei conflitti che per lunghe stagioni li hanno ospitati da osservatori coraggiosi. Altri sono vittime della mancanza di libertà di parola. Altri ancora sono vittime del terrorismo.

I precedenti
Il video diffuso il 19 agosto in cui il giornalista James Foley viene decapitato fa orrore e rimanda alla memoria immagini meno curate, ma testimonianza di una storia altrettanto terrificante. Daniel Pearl del Wall Street Journal nel 2002 venne rapito in Pakistan, a Karachi, mentre indagava sul rapporto tra terrorismo e servizi segreti pachistani. Viene decapitato nove giorni dopo il suo sequestro. Ma non ci sono solo i giornalisti nel mirino dei terroristi. L'imprenditore delle telecomunicazioni Usa Nicholas Berg, ad esempio, nel 2004 fu decapitato un mese dopo il rapimento in Iraq.

L'analisi
Le storie dei reporter, dei fotografi, dei traduttori ostaggi in quanto simboli di un potere da combattere sono impressionanti nella loro drammaticità. Altrettanto sconcertanti i numeri. Il centro Studi con sede a New York Committee to Protect Journalists analizza il grado di libertà di stampa nel mondo e dal 1992 rivela situazioni preoccupanti. 

I numeri
1072 giornalisti uccisi negli ultimi 22 anni. Dal 2007 ad oggi è aumentato il numero dei reporter che perdono la vita ogni anno, mentre al momento non abbiamo notizie di 39 operatori della comunicazione. In Siria dal 2011 67 giornalisti hanno perso la vita nella sanguinosa guerra civile che afflige il Paese. Ma è l'Iraq il Paese più letale per i reporter: 165 morti dal 1992. Il bilancio del 2014 è ora salito a trenta vittime. Tra loro anche Simone Camilli colpito a Gaza e Andy Rocchelli in Ucraina.