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ECONOMIA

Opinioni

Brexit. Padoan: Ue rischia disintegrazione. Reazioni politica: Gentiloni, Calenda, Napolitano, Letta

Il ministro dell'Economia analizza le conseguenze del voto britannico

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"C'è un cocktail di fattori che potrebbe portare a varie soluzioni, compresa un'ulteriore spinta alla disintegrazione". Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, analizza - in un'intervista al Corriere della Sera - le conseguenze del voto britannico. "L'impensabile sta avvenendo. Si è avviata una doppia reazione a Brexit, finanziaria e politica. Ma la reazione finanziaria, almeno finora, è limitata. Mi preoccupa di più quella politica", afferma il ministro che ritiene però il crollo delle borse di ieri "conseguenze dalle dimensioni compatibili con il funzionamento del mercato, sia pure sotto choc".

"Merita - a suo avviso - altrettanta attenzione la reazione politica. Si levano voci dall'Olanda e da altri Paesi del Nord, oltre ovviamente a Marine Le Pen in Francia, che chiedono altri referendum per uscire dall'Europa". Padoan sottolinea che "la tendenza a pensare che le soluzioni nazionali funzionino meglio di quelle europee" è giustificata in parte "dall'inadeguatezza delle istituzioni europee", "Ecofin compreso", dove "prevale un atteggiamento quasi di 'business as usual': avanti come sempre. Ma la situazione che viviamo è eccezionale. Dobbiamo ripensare le grandi priorità". E' il momento "di rilanciarla e di cambiarla", "l'Europa - dice il ministro - non può occuparsi solo di banche. Le stiamo stabilizzando, continueremo a farlo; ma dobbiamo occuparci anche dei cittadini. Perché qui c'è un problema di consenso sociale diffuso: bisogna che i cittadini ricomincino a pensare che l'Europa sia una buona idea". Quanto al nostro referendum costituzionale, Padoan rimarca che "in Italia il modo per battere il No è spiegare perché si fanno le riforme". "Mi impegno e mi impegnerò a far sì che gli italiani le approvino", conclude.

Gentiloni, Ue da rinnovare contro effetto domino Ruolo dell'Italia crescerà. Distacco avvenga in tempi brevi
"La notte sembrava cominciare bene con la vittoria dei remain. Invece ci siamo svegliati con questa brutta sorpresa. David Cameron ha commesso un errore, proponendo di fare il referendum sull'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Adesso però il voto va rispettato. La Gran Bretagna attivi al più presto le procedure per la separazione come previsto dall'art. 50 del Trattato". Lo afferma il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in un'intervista al Messaggero.

"Il problema è come reagire. Non basta - aggiunge - difendere l'esistente o dire: se n'è andato il Regno Unito, andiamo avanti a 27". Quindi, "il primo tema è come gestire la separazione, il secondo è il futuro, ossia immaginare una nuova architettura dell'Unione". Quanto ai tempi della Brexit, ritiene che "non sarebbe un buon affare se discettassimo per mesi su come e quando avviare le pratiche del divorzio. Mi auguro perciò che alcune affermazioni del governo di Londra sui tempi siano frutto della comprensibile incertezza provocata dallo choc della sconfitta".

In ogni caso, osserva il ministro, "conserveremo un'ottima collaborazione su tanti dossier internazionali. Siamo paesi amici, alleati nella Nato, questo non cambierà con l'uscita del Regno Unito dalla Ue". Secondo Gentiloni, d'ora in poi il ruolo dell'Italia nella Ue, è "destinato a crescere e questo significa che cresceranno le nostre responsabilità. Prima eravamo 4 player principali, ora siamo tre".

Calenda, investire per superare paure dell'Europa Flessibilità, ridefinire governance, difesa e sicurezza comune
"Per ora mi attengo alle parole di Renzi: il governo tutelerà con ogni mezzo necessario la stabilità e i risparmiatori". Così il ministro per lo Sviluppo economica, Carlo Calenda, in un'intervista al Sole 24 Ore, parla delle misure del governo nell'emergenza Brexit. "Ad ogni modo - aggiunge - in questi giorni saranno fondamentali le risposte europee". La proposta italiana - spiega - parte "dalla ridefinizione della governance, che implichi una politica più assertiva, istituzioni più rapide, una chiarezza nel difendere i propri interessi a livello europeo molto più netta".

"Il modello intergovernativo come predominante rispetto a quello comunitario ne ha impaludato l'azione", e - osserva - se "il dibattito sulle istituzioni è stato molto contenuto per non influenzare il referendum inglese. Ora però il re è nudo e questo diventa il tema centrale". Calenda elenca le priorità: oltre al lavoro sul livello istituzionale, "la dimensione esterna innanzitutto: dalla sicurezza e difesa comune, al migration compact e alla politica commerciale. In secondo luogo gli investimenti su cultura, education e innovazione dove abbiamo bisogno di molta più libertà d'azione in termini di budget europeo e nazionale"- "Attraverso gli investimenti si curano le diseguaglianze sociali e culturali", sottolinea, e il modo per farli è "lasciare più flessibilità agli Stati su questi specifici capitoli".

Napolitano, azzardo sciagurato, ora l'integrazione
"Avevo molto confidato nella possibilità che prevalesse la scelta di restare nell'Unione Europea" e "mi ero convinto che la grande massa degli elettori laburisti, anche per lo choc dell'uccisione" di Jo Cox, avrebbero votato "massicciamente per la permanenza". Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano - intervistato dal Corriere della Sera - ritiene che indire il referendum sulla Brexit sia stato un "azzardo sciagurato" da parte di Cameron: "All'Inghilterra non era stato imposto nulla, essa era rimasta fuori per propria scelta da molte decisioni comuni. Istanze di rinnovamento delle istituzioni e delle politiche europee potevano esser fatte valere pienamente all'interno dell'Unione, senza lanciare la sfida della possibile fuoriuscita".

"Vedranno gli inglesi sulla loro pelle - aggiunge - quali presunti vantaggi e quali reali danni potranno ricavare da questa rottura. Ma adesso nessuno nell'Unione Europea potrà dire che non si può andare avanti più decisamente sulla linea dell'integrazione perché gli inglesi ce lo impediscono". Dopo il voto britannico, osserva Napolitano, in Italia "occorrerà restituire al confronto sulla riforma costituzionale la sua oggettività e, dal punto di vista degli sviluppi politici futuri, la sua neutralità". A questo prosito, in un intervento su Repubblica, rimarca che "dinanzi alle scosse che percorrono l'Europa e il mondo, l'Italia deve rafforzare la sua credibilità e la sua coesione".

"L'esperienza del referendum inglese - prosegue - dimostra che la scorciatoia della scelta tra un sì e un no si presta a ogni sorta di stravolgimento demagogico ed emotivo. Le strade della democrazia rappresentativa restano le più idonee e le più solide". "È dunque molto importante che in questo momento da tutte le parti si contribuisca in Italia a interrompere la spirale di sfide politico-personali che rischia di impedire un sereno confronto su scelte di governo essenziali", conclude.

Letta, Italia e Spagna pagheranno l'instabilità Roma rischia per enorme debito pubblico
"In caso di instabilità, i due Paesi nel mirino sono la Spagna, che da sei mesi non ha un governo, e l'Italia, perché ha un debito pubblico enorme". Lo dice l'ex premier Enrico Letta in un'intervista a La Stampa. "Il problema principale è evitare di essere messi sotto esame. E l'unico modo per farlo è partecipare a un'iniziativa europea di rilancio della zona euro". Quanto ai rischi di altre spinte separatiste dopo la Brexit, Letta ritiene che "potrebbero farsi tentare la Danimarca o la Svezia, ma penso che il caos di queste ore spaventerà molti".

Il divorzio "sarà un'operazione difficile - aggiunge -, ma un'uscita ordinata è bene che avvenga il prima possibile. I due anni di cui parla l'articolo 50 del Trattato di Lisbona sono eccessivi: bisogna che in sei mesi tutti i dossier siano chiusi", altrimenti "il rischio è una sequela di contenziosi giuridici che frenerà gli investimenti in Gran Bretagna e in Europa". Ci saranno cambiamenti, rileva: "Non domani mattina, ma nell'arco di due o tre anni sì. Chiunque abbia a che fare col Regno Unito si accorgerà quanto sia diverso fare parte di un mercato unico o essere trattati come Paese terzo: i miei studenti inglesi, per esempio, smetteranno di avere agevolazioni in base al reddito come hanno tutti gli europei"; "ci sarà una forte spinta centrifuga su Scozia e Irlanda del Nord. E Londra smetterà di essere la porta del mercato unico più ricco al mondo. L'Autorità bancaria europea lascerà Londra: sarebbe il caso che Milano si candidasse a sostituirla".